Bornia: “Che fine ha fatto il ministero della Disabilità?” Città della Spezia del 16/10/2021

Bornia: “Che fine ha fatto il ministero della Disabilità?”
Città della Spezia del 16/10/2021

La lettera del presidente della Consulta provinciale handicap.
Potrei lamentarmi per ore, forse giorni e non esagero. Su tutto, accessibilità, inclusione lavorativa, sportiva, sociale, sulle barriere architettoniche, sui servizi sanitari, di riabilitazione, ecc. ecc.
Potrei, ma ha senso continuare a fare l’elenco quotidiano  di chi si ferisce perché cade dalla carrozzina su strade disconnesse, di chi si perde nella metropolitana perché gli ascensori non funzionano, di chi non riesce a salire su un autobus troppo alto, di chi per prendere un treno deve comunicare almeno 12 ore prima a FS la prenotazione del servizio assistenza, potrei lamentarmi dei piani di eliminazione delle barriere Architettoniche approvati e mai applicati, oppure potrei lamentarmi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, documento splendido ma di fatto in Italia cartastraccia.
Così come potrei lamentarmi di un’infinità di leggi belle ma inapplicate.
Mi sono un po’ stancato di toccare questi temi ormai triti e ritriti, che costituiscono una sorta di sottofondo fastidioso e inascoltato da parte della politica e dalla società.
Contemporaneamente faccio fatica a individuare strade nuove e differenti per tutelare i diritti delle persone che hanno percorsi di vita e situazioni differenti da quelle sancite dalla pseudo normalità.
In che direzione andare?
Dove stiamo sbagliando noi persone disabili, se poi stiamo sbagliando, quando tentiamo di promuovere i nostri diritti? Da parte mia c’è sicuramente un eccesso di insistenza sull’abbattimento delle barriere architettoniche. Certo è una questione importante, è una questione simbolo. Ma il problema non sta soltanto lì.
Anche se io potessi entrare in tutti i negozi della mia città, in tutte le strutture turistiche, culturali, museali, nei teatri e nei cinema, che cosa mai potrei farmene se non avessi un reddito tale che mi consentisse di acquistare il biglietto o un oggetto?
La vera disabilità ancora prima che fisica o mentale è economica. Essere disabili oggi sembra essere diventato un macabro privilegio.
Per vivere decorosamente da disabile sono necessarie molte risorse economiche.
Sono necessari fondi per riuscire a pagare una badante, per assicurarsi un’adeguata assistenza sanitaria, senza parlare del costo dei farmaci, degli ausili, delle spese di mantenimento quotidiano. Non sono io a dirlo ma posso confermarlo, la disabilità rappresenta una caduta verticale del reddito e della qualità della vita. Si risparmia su tutto, ci si nega l’essenziale, altro che sport paraolimpico.
Perché dopo “ il Disabile poverino” che non cammina o non vede o non sente, che si fa? Cioè superata ( ammesso che ci si riesca del tutto) la fase personale dell’accettazione dell’handicap, poi bisogna vivere… e allora cosa fare? Quali ipotesi di soluzione? Mi rendo anche conto di non averne molte, almeno non come possibilità decisionale, perché la vera soluzione è creare una condizione in cui i redditi delle persone disabili siano più elevati. Una possibilità è sicuramente quella di fare pressioni sulle amministrazioni locali affinché le regole per accedere ai titoli sociali (fondi per garantire la vita indipendente alle persone con disabilità) non siano così ambigue e farraginose da escludere di fatto una larga fetta della popolazione dall’utilizzo di questi titoli. A livello Nazionale si potrebbe agire attraverso una diversa gestione delle questioni fiscali, snellimento degli iter burocratici per ottenere i titoli sociali; decontribuzione per gli stipendi pagati a badanti; aumento dell’assegno di accompagnamento ; superamento della dicotomia pensione Inps e pensione Inail ( sacrosanto riconoscere una pensione congrua a chi ha subito un handicap a seguito di incidente sul lavoro con tutti i benefit annessi, ma ingiusto elargire una misera rendita a chi ha avuto un trauma o malattia al di fuori dell’ambito lavorativo, 285 euro mensili..) Fra l’altro non è merito della politica, ma della Corte Costituzionale  con sentenza n 152 del 23 Giugno 2020 se ai titolari di invalidità al 100% e al di sotto di un reddito percepito di 8469 euro annui gli è stato riconosciuto un aumento di 366 euro perché per anni è stato violato l’art. 38 della Costituzione Italiana.
Questi potrebbero essere punti da mettere all’ordine del giorno di una politica che abbia veramente a cuore il mondo della disabilità. E allora, senza voler polemizzare, ci mancherebbe, ma che ne è stato del ministro Erika Stefani? Di questo ministro senza portafoglio che dovrebbe essere il guru per la disabilità. Dal suo ministero non ho letto comunicati stampa, non ho letto progetti, non proposte, non coinvolgimento delle associazioni per affrontare almeno qualche tematica sull’argomento o è a me che sono sfuggiti? Perché non basta istituire un ministero se poi chi ne ha la titolarità non fa nulla!

di Mauro Bornia

 

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