Mostra fotografica con audio-descrizione. “Surrealist Lee Miller”-Palazzo Pallavicini Via San Felice 24   Bologna.

 

 

Con vero piacere invitiamo a visitare la Mostra in oggetto anche in considerazione del fatto che l'audiodescrizione di ogni fotografia esposta la renderà veramente fruibile a tutte e a tutti.
Palazzo Pallavicini e ONO arte contemporanea sono lieti di presentare la mostra “Surrealist Lee Miller”, la prima personale italiana dedicata ad una delle fotografe più importanti del Novecento.
Per rendere più fruibile e immersiva la visita alla mostra, è stata realizzata l'app Pallavicini Lee Miller per dispositivi iOS (iPhone/iPad) e Android. Tale app, realizzata dalla startup ITCares (con il  contributo dell'ing. Luca Ciaffoni) è utilizzabile da chiunque e consente la lettura delle didascalie delle opere tramite la sintesi vocale e l'ascolto degli audio descrittivi appositamente predisposti.
Riconoscendo la posizione del visitatore all'interno della struttura, l'app propone inoltre la visualizzazione delle opere che si trovano nelle vicinanze dello stesso e, grazie alla funzione "mani libere", il visitatore può anche cercare le opere vicine e ascoltarne la descrizione tenendo il proprio telefono in tasca, semplicemente premendo i tasti di controllo degli auricolari.
La mostra (14 marzo - 9 giugno 2019), organizzata da Palazzo Pallavicini e curata da ONO arte contemporanea, si compone di 101 fotografie che ripercorrono l’intera carriera artistica della fotografa, attraverso quelli che sono i suoi scatti più famosi ed iconici

Palazzo Pallavicini Via San Felice 24   Bologna.

Lee Miller 14 marzo - 9 giugno 2019

  Orari di apertura:

  -          Aperto da giovedì a domenica dalle 11.00 alle 20.00;

   -          Chiuso il lunedì, martedì e mercoledì.

   Aperture straordinarie dalle 11.00 alle 20.00 (ore 19.00 ultimo ingresso)

   -          22 e 25 aprile;

-          1, 28,29 maggio.

   -          2,4,5 giugno.

Note su Lee Miller Artista e Fotoreporter
            Lanciata da CondéNast, sulla copertina di Vogue nel 1927, Lee Miller fin da subito diventa una delle modelle più apprezzate e richieste dalle riviste di moda.
            Molti i fotografi che la ritraggono - Edward Steichen, George Hoyningen-Huene o Arnold Genthe - e innumerevoli i servizi fotografici di cui è stata protagonista, fino a quando - all’incirca due anni più tardi - la Miller non decide di passare dall’altra parte dell’obiettivo.
            Donna caparbia e intraprendente, rimane colpita profondamente dalle immagini del fotografo più importante dell’epoca, Man Ray, che riesce ad incontrare diventandone modella e musa ispiratrice.
            Ma, cosa più importante, instaura con lui un duraturo sodalizio artistico e professionale che assieme li porterà a sviluppare la tecnica della solarizzazione.
            Amica di Picasso, di Ernst, Cocteau, Mirò e di tutta la cerchia dei surrealisti, Miller in questi anni apre a Parigi il suo primo studio diventando nota come ritrattista e fotografa di moda, anche se il nucleo più importante di opere in questo periodo è certamente rappresentato dalle immagini surrealiste, molte delle quali erroneamente attribuite a Man Ray.
            A questo corpus appartengono le celebri Nude bentforward, Condom e Tanja Ramm under a belljar, opere presenti in mostra, accanto ad altri celebri scatti che mostrano appieno come il percorso artistico di Lee Miller sia stato, non solo autonomo, ma tecnicamente maturo e concettualmente sofisticato.
            Dopo questa prima parentesi formativa, nel 1932 Miller decide di tornare a New York per aprire un nuovo studio fotografico che, nonostante il successo, chiude due anni più tardi quando per seguire il marito - il ricco uomo d'affari egiziano Aziz Eloui Bey - si trasferisce al Cairo.
            Intraprende lunghi viaggi nel deserto e fotografa villaggi e rovine, iniziando a confrontarsi con la fotografia di reportage, un genere che Lee Miller porta avanti anche negli anni successivi quando, insieme a Roland Penrose - l'artista surrealista che sarebbe diventato il suo secondo marito - viaggia sia nel sud che nell’est europeo.
            Poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1939, lascia l'Egitto per trasferirsi a Londra, ed ignorando gli ordini dall'ambasciata americana di tornare in patria, inizia a lavorare come fotografa freelance per Vogue.
            Documenta gli incessanti bombardamenti su Londra, ma il suo contributo più importante arriverà nel 1944 quando è corrispondente accreditata al seguito delle truppe americane e collaboratrice del fotografo David E. Scherman per le riviste “Life” e “Time”.
               Fu lei l’unica fotografa donna a seguire gli alleati durante il D-Day, a documentare le attività al fronte a durante la liberazione.
            Le sue fotografie ci testimoniano in modo vivido e mai didascalico l'assedio di St. Malo, la Liberazione di Parigi, i combattimenti in Lussemburgo e in Alsazia e, inoltre, la liberazione dei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald.
            È proprio in questi giorni febbrili che viene fatta la scoperta degli appartamenti di Hitler a Monaco di Baviera ed è qui che scatta quella che probabilmente è la sua fotografia più celebre: l’autoritratto nella vasca da bagno del Führer.
            Dopo la guerra, Lee Miller ha continuato a scattare per Vogue per altri due anni, occupandosi di moda e celebrità, ma lo stress post traumatico riportato in seguito alla permanenza al fronte contribuì al suo lento ritirarsi dalla scena artistica, anche se il suo apporto alle biografie scritte da Penrose su Picasso, Mirò, Man Ray e Tapies fu fondamentale, sia come apparato fotografico che aneddotico.