Barriere architettoniche: il centro deve essere rivisto

Barriere architettoniche: il centro deve essere rivisto

di Marta Pellizzi

Il centro di Imola offre ottimi scorci ed è un bel luogo da visitare e da vivere. Passeggiando, ci si può fermare ai negozi, fare un aperitivo o mangiare una pizza. La crisi però ha fatto decadere l’interesse delle persone che si sono spostate verso luoghi più economici. La motivazione non è però solo il fattore economico o l’interesse verso un centro così rilevante. L’accessibilità – parola usata spesso, ma mai usata per promuovere azioni tangibili – è dimenticata dai molti negozianti e ristoratori. Fruire del centro è normale per chi non ha difficoltà di deambulazione o problemi sensoriali. Si possono evitare pali, piloni e facilmente salire gli scalini. Ma se chi è in sedia a rotelle volesse entrare proprio in quel negozio con uno scalino vertiginoso? Questi dovrà rinunciare a farci shopping e dovrà tornarsene a casa, avvilito e con tanta dignità calpestata. In questo caso, chi ci ha perso è colui che è in sedia a rotelle, ma molto ci ha perso anche quel negoziante che non ha potuto vendere la sua merce ad un cliente con un portafogli uguale a quello degli altri. Tutta colpa di quegli scalini e delle barriere architettoniche che impediscono l’accesso a negozi, bar e pizzerie.

Non ci sono scusanti, perché basterebbero delle rampe e degli accorgimenti per agevolare a tutti l’accesso nei luoghi della città. Questi negozianti e questi ristoratori ci pensano? Cosa costerebbe mettere una rampa, anche di legno, rivestita con del materiale antiscivolo? Per non parlare delle agevolazioni fiscali di cui essi avrebbero diritto qualora decidessero di adattare i loro locali.

Pare scontato dire che, se una persona non può accedere a molti locali, essa preferisce spostarsi in luoghi più rispettosi e più attenti a determinate esigenze. Questo è a discapito dei negozianti e dei bar del centro che, così facendo, perdono una gran fetta di clienti, che scelgono altro. Bui, angusti e spesso privi di accorgimenti per chi ha problemi sono anche molti uffici pubblici. I problemi non riguardano solo chi è in sedia a rotelle, chi non vede, ma anche le persone anziane e le mamme che, con i loro passeggini, devono destreggiarsi a destra e manca, scansando bici e pali e impennandosi sugli scalini di molti negozi.

Se tutti incominciassero a vedere i loro locali con altri occhi, ponderando cosa non funziona, forse questi, con determinate variazioni, potrebbero rendere accessibili gli spazi attirando a sé più clienti e abbattendo quella distanza che divide spesso. Un negoziante rispettoso delle esigenze altrui è persona civile, perché è di civiltà che parliamo ed è di questo che abbiamo sempre più bisogno.

La condivisione delle problematiche e l’aiuto reciproco: un’occhiata al prossimo non fa male e basta davvero poco per vivere in sintonia con se stessi e con chi vive nella nostra città.

Molti proprietari di negozi in centro hanno adibito i propri locali, ma molti lo devono fare e molti altri non lo faranno mai. Sapete perché? Perché i loro locali sono coperti dai cosiddetti “beni culturali” e perciò non possono essere intaccati attraverso la modificazione degli spazi e dunque l’adattamento del locale sarebbe impedito. Che bel paradosso. Pare più importante un mattone che la vita di un essere umano. Non che la storia ci faccia schifo, ma nessuna rampa e nessun accorgimento può modificare la bellezza della storia che anche a chi è disabile tocca vedere.

L’altro paradosso e stranezza è il fatto che ci siano spesso entrate secondarie per i “disabili” agli uffici pubblici. Cioè noi dobbiamo entrare da un’altra parte, perché l’entrata principale non può essere modellata alle nostre esigenze. Che strano vero? Pensate che, a volte, l’entrata secondaria non è nemmeno segnalata, come accade proprio all’INPS. Sì, proprio così, l’INPS ha un’entrata secondaria per chi è in carrozzina e per chi deambula a fatica, ma non è nemmeno segnalata.

Se i segnali di rispetto e civiltà non vengono dagli uffici pubblici, allora capiamo anche perché i cittadini ed i negozianti dimenticano di rispettare molte persone.